Cervara di Roma: In avanscoperta
Tra Abruzzo e Lazio, tra asfalto e sterrati. Tre amici, tre Outlander 500 preparati con cesta anteriore, tende, sacchi a pelo, taniche d’acqua, carburante, cibarie e un navigatore
Con partenza nella mattina da Supino (FR) ci dirigiamo verso la vetta di Monte Scalambra, il cui punto più alto misura 1400 metri. Da qui si possono vedere circa 20 paesi tra le province di Frosinone e Roma e, distante circa 40 km in linea d’aria, la striscia azzurra del mare. Da qui inizia una discesa lungo il bosco che ci porta fino alla località degli Altipiani di Arcinazzo. Dal paese di Subiaco inizia la salita verso Monte Livata, la montagna dei Romani, dove tornante dopo tornante, con una pendenza media del 15%, si giunge all’anello della montagna. Indossati i giubbotti paravento (l’altezza inizia a farsi sentire) imbocchiamo il lungo sterrato che, tra boschi, pianori, tratturi ci porta fino al paese di Cervara di Roma. Senza attraversare il paese e data l’ora tarda ci rechiamo, diritti e con passo allegro (il cielo minaccia pioggia), verso l’osservatorio astronomico situato in località Prataglia, altitudine 1200 metri. Il pasto non è frugale: pasta aglio e olio, grigliata di salsicce, pancetta e arrosticini, pomodori e un buon bicchier di vino rosso. Tra le chiacchiere facciamo mezzanotte, ci prepariamo per la notte e spegniamo le luci. Le prime luci dell’alba illuminano la tenda e la frescura del mattino ci chiama a respirare il nuovo giorno. Quattro passi per sgranchirsi le gambe, acqua fresca sul viso per portare via gli strascichi del sonno e un buon caffè: diamo così il buongiorno al nuovo giorno. Si smonta il campo per ripartire verso una nuova avventura. Quad carichi, controllo gomme, foto di rito e via, imboccando uno sterrato che dall’osservatorio astronomico di Cervara di Roma dovrebbe portarci verso Camerata Nuova. Percorrendo lo stretto sterrato ogni tanto incontriamo un verde prato con animali al pascolo, liberi, senza recinti o legacci. Procediamo verso Camerata Nuova. Un grosso stradone sterrato con il fondo sassoso ci porta in paese dove approfittiamo per un altro caffè. Attraversato poi il paese di Pereto risaliamo verso la montagna dove imboccheremo una strada con fondo sassoso che ci porterà fino alla zona della SS Trinità dopo un percorso di circa 4 ore. Attraversiamo boschi, radure, affianchiamo cavalli che sembrano non aver paura dei nostri mezzi e per il pranzo ci fermiamo presso un rifugio, aperto e organizzato con tavolo, due sedie e un grande camino per la brace. Sul santuario della SS Trinità il panorama spezza il fiato, ci troviamo tra il Monte Vidia e la Cima di Vallevona, punte che arrivano anche ad altezze di 1800 metri contro i 1300-1400 del nostro percorso. Lungo il tragitto si incontrano fontanili che regalano al passante acqua fresca e sicuramente pulita, viste le altitudini e la mancanza di abitazioni o campi seminati nel raggio di 20 km. Si giunge dopo un bel tragitto alla piana di Campo Secco, affollata di pellegrini che dopo la visita religiosa si rilassano al sole. Risaliamo verso il parcheggio del Santuario, lasciamo i nostri mezzi e ci avviamo a piedi a fare la visita. Dal parcheggio al Santuario si percorrono circa 1500 metri su un viale con fondo roccioso il quale, i più devoti, percorrono a piedi scalzi come segno di ringraziamento verso la SS Trinità. Il Santuario, assolutamente da visitare, oltre al panorama all’orizzonte, sorge sotto uno scoglio di pietra dove, se si tenta di guardare la cima del costone, bisogna stare attenti ai giramenti di testa, tanto è alto.
Fatta la nostra visita e lasciate le nostre intenzioni, torniamo ai quad per dirigerci verso casa: ci aspettano 70 km di asfalto ma i luoghi che si attraverseranno rubano la vista e non faranno rimpiangere terra e sassi. Durante il rientro attraversiamo il paese di Vallepietra, sfioriamo gli Altipiani di Arcinazzo e Fiuggi, costeggiamo il lago di Canterno, dove consumiamo un momento di refrigerio con una bibita, passiamo infine sotto la frazione di Porciano e qui, di nuovo, ci fermiamo un attimo davanti a un panorama da cartolina con un’immagine dell’alta Ciociaria.
Segue Ferentino, dove salutiamo il nostro amico Giovanni, e continuiamo verso Supino per tornare al punto di partenza.